…iniziato da molto lontano…

…partendo dal casello ferroviario 350, la mia dimora fino all’età di 20 anni, quando sono partito per Milano per partecipare al concorso per aspirante Aiuto Macchinista.

Mi chiamo Bartolomeo, sono nato a Ragusa nel 1951 e sono l’ultimo di sei figli. Ho trascorso la mia infanzia e parte della mia giovinezza con i miei genitori e fratelli, nel casello numero 350, sito in aperta campagna a ridosso della linea ferroviaria Modica – Siracusa, tra le stazioni Pozzallo – Sampieri (RG).

Il primo Ferroviere in famiglia era papà Antonino. Anche mio fratello maggiore, gli altri due fratelli e una delle sorelle (quest’ultima per poco tempo) sono stati ferrovieri.

Sono nato e cresciuto in un contesto ferroviario e rurale che mi ha appassionato alla rotaia e ciò mi ha permesso di trasformare questa passione e tradizione di famiglia in un lavoro, diventando un Macchinista Ferroviere, quasi come fosse una missione. Il mio lungo viaggio è partito con la locomotiva a vapore fino al TGV, vedendomi alla guida di circa 50 tipi di mezzi di trazione, fra locomotive elettriche, elettromotrici ed elettrotreni, elencati nel sito in ordine cronologico in base al loro anno di entrata in esercizio.
Questo sito, aperto dopo il pensionamento (nel 2010), è dedicato a papà ferroviere, per onorare la sua memoria e la sua figura, a cui devo gran parte della mia esperienza lavorativa e di vita.

Se fino ad ora ho coltivato la memoria per papà, oggi la vita mi ha portato ad aggiungere anche la memoria per mia moglie. Lei, Grazia Maria, è stata una Maestra di scuola elementare per circa 40 anni…un altro lavoro che non può che essere una missione. A febbraio del 2022 purtroppo è mancata improvvisamente e la sua volontà è stata quella di voler tornare al suo paese natale: un forte esempio di attaccamento alle proprie origini e radici. A lei ho dedicato un sito dove vengono raccolte testimonianze e ricordi di colleghe, genitori, alunni e conoscenti.

Ai sensi della legislazione sulla tutela del “diritto d’autore”, si precisa che tutte le immagini pubblicate in questo sito sono PROPRIETA’ ESCLUSIVA dei rispettivi Autori (indicati in commento) e non possono essere, per alcun motivo, duplicate, diffuse, riprodotte o cedute a terzi senza l’esplicito consenso del legittimo Autore.

Per una migliore visione del sito, consiglio la consultazione via computer.

Commento al sito di Claudio Pedrazzini

Claudio Pedrazzini è uno dei più famosi studiosi della storia delle Ferrovie in Italia, Professore, Scrittore e Amico.

Sono onorato e, del pari, molto felice di vergare un breve scritto a commento di questa pagina Internet, opera del macchinista Bartolomeo Fiorilla, mia cara conoscenza.

Macchinista delle Ferrovie dello Stato, dicevo, quindi meritevole di elogio per questo gradevole lavoro con cui ha onorato tanti anni di professione dimostrando per essa un attaccamento veramente commovente e degno di considerazione la più alta.

Il sito, sia pure di necessità sintetico, costituisce un valido memento per chi vuol avere un’idea, sintetica ma affatto superficiale, del grande mondo della ferrovia. Sono trattati aspetti tecnici e storici. Sono lusingato dal fatto che tra le fotografie ve ne siano alcune scattate da me ovvero provenienti dal mio archivio. Guardando tra le pagine, mi sovvengono cari ricordi. Per esempio il T.G.V. “Alessandro Manzoni”; vi ho viaggiato tante volte per raggiungere Lyon. Magari guidava quel T.G.V. proprio il caro

Bartolomeo? Così altri ricordi sono affiorati vedendo il T.E.E. RAe 1050 delle Ferrovie Federali Svizzere FFS; l’ho usato parecchie volte in alternativa all’aeroplano. Così rivedo i vari E.T.R., con cui ho girato comodamente e velocemente un po’ tutta l’Italia. Essi sembrano magicamente riprendere vita in questo sito ferroviario. Belle le pagine delle locomotive a vapore; ho viaggiato più volte sulla 640, locomotive che hanno reso un ottimo servizio per quasi ottant’anni, non pochi, quindi. E così le 685, che feci in tempo a vedere al traino degli ultimi treni veloci a vapore sulla Milano – Torino. Quanti decenni sono trascorsi da allora…E le sezioni di questo sito sembrano, per magia, aver fermato l’infinito fluire del tempo, addirittura facendolo fluire in senso inverso alla norma. Avrei e vorrei esprimere molti altri ricordi, pensieri e considerazioni un po’ su tutto quanto si vede esposto in questa sorta di scintillante vetrina, ma non vorrei risultare invasivo.

Concludo, quindi, esprimendo tutti i miei complimenti al Maestro per avere creato questo sito e tantissima cordialità a tutti coloro che lo visiteranno traendo, come è avvenuto a me e a moltissimi miei conoscenti, una grande soddisfazione.

Brescia, 21 marzo 2021

Commento al sito di Massimo D’Incà

Massimo D’Incà è un appassionato del mondo ferroviario, in pensione.

C’era una volta un casello ferroviario….

Così potrebbe iniziare un racconto o un libro sul mondo che gira intorno al treno, alla ferrovia.

<<Il casello era un luogo silenzioso soprattutto in alcune ore della giornata ed era come se avesse qualcosa di fiabesco; a tratti si udivano vari suoni della natura, quando c’era molto silenzio si sentiva in lontananza anche il suono del mare>>

Questa bellissima frase mi ha subito colpito, non solo perché con semplicità rende l’idea, molto più di tante immagini, di cosa significava vivere in un casello ferroviario in quel periodo, che ora potremmo definire storico.

Io non ho vissuto e non sono cresciuto in un casello, purtroppo; ma ho frequentato un paio di caselli sulla linea Cagliari-Olbia dove vivevano amici e parenti da parte di madre. Ebbene quella frase mi ha riportato in quel tempo e in quei luoghi.

Da qui mi sono buttato nella lettura del sito del Maestro B. Fiorilla, dove con piacere ho notato alcune analogie fra la sua vita e in parte la mia, ma entrambe segnate dalla passione per i Treni.

I nostri padri sono stati marinai, anche se non nello stesso periodo.

Antonino Fiorilla era: Piuttosto riservato e taciturno, coltivava la grande passione per la lettura, soprattutto della rivista “Storia Illustrata”.

Gildo D’Incà era: piuttosto riservato e taciturno, coltivava la grande passione per la “Settimana Enigmistica”.

Antonino Fiorilla era casellante e così i miei Nonni materni e in parte anche mia Madre.

Le nostre madri erano entrambe casalinghe.

<< Correvo spesso sulla finestra o sul terrazzino che era in posizione più alta, per essere il primo a vederlo arrivare>>

I mezzi di trazione delle linee sicule non elettrificate erano gli stessi che osservavo su quelle sarde, quando ero in vacanza dai parenti.

Lasciai la Sicilia, partendo dalla stazione di Pozzallo…e io ci arrivai nel 1998, primo luogo di soggiorno in Sicilia.

La terza parte dell’esame era una corsa prova che ho effettuato con la locomotiva e.636 dalla stazione di Cava Manara fino a Bressana Bottarone …e oggi io abito vicino Cava Manara, dove ogni tanto mi reco per osservare i treni.

Il primo viaggio da macchinista, fu effettuato con la locomotiva e 646-058…io che non sono macchinista  ho ricevuto in regalo la E646 2° serie della Rivarossi, primo modello con i pantografi e con le luci per la mia ferrovia in scala HD; e quando il treno che mi portava in vacanza aveva in testa la e.646 io ero felicissimo.

Milano Greco-E’ il mio impianto di appartenenza che mi ha visto esercitare il lavoro di macchinista nelle Ferrovie dello Stato …

…abitando in quel periodo a Sesto San Giovanni, andavo spesso a guardare i treni del DL MI Greco dal cavalcavia e dalla strada che costeggiava la Breda e la Pirelli fino ad arrivare alla Stazione di MI Greco Pirelli.

Uno Zio dirigente alla stazione di Cagliari e un Cugino macchinista completano il panorama delle mie conoscenze in ambito FS. A loro chiedevo un sacco di cose e loro mi raccontavano fatti e avvenimenti successi in servizio.

Mio padre non ha mai posseduto un’automobile, per cui fino a 20 anni ci siamo sempre spostati in treno e per me era un enorme piacere indimenticabile.

Il Casello della Sua infanzia lo conosco per il semplice motivo che ci passo vicino sia in auto che in treno, mezzo che preferisco quando mi sposto da Pozzallo. Mia moglie si lamenta che non parlo mai quando sono in treno, io mi estraneo dal mondo reale e dal finestrino osservo tutto e sogno..

Alla prossima, saluti cordiali Massimo D’Incà

Commento al sito di Guido Magenta

Guido Magenta è Ingegnere del CIFI sezione Milano

Il patrimonio della conoscenza umana, in tutti i campi, si è, da sempre, formato con le ricerche e le esperienze di ogni uomo, che partendo dai risultati di chi lo ha preceduto, ha dato il suo contributo, grande o piccolo che sia.

La conoscenza, per essere trasmessa, si avvale dei mezzi di comunicazione via via aggiornati nel corso dei millenni, dalle iscrizioni su pietra fino ai mezzi di comunicazione di massa dei nostri giorni.

Ma gli strumenti non bastano, come non sono bastati nei millenni: ci vogliono chi li sa e li vuole usare, a patto che abbia qualcosa da dire e da proporre ai suoi contemporanei e a chi verrà dopo.

Senza con questo voler fare un discorso troppo serio, posso dire che sono questi i pensieri che sempre mi vengono se leggo un libro, visito un sito archeologico, consulto un sito elettronico, ascolto un concerto, visito un museo, frequento un teatro: in altre parole ogni volta che recepisco e assorbo un messaggio culturale, da qualsiasi parte o da qualsiasi persona mi venga proposto.

Cerco poi di capire cosa mi vuol dire, o più profondamente trasmettere, l’autore che ha scritto o composto l’oggetto culturale con cui mi relaziono.
E qui le mie reazioni sono le più varie, dal rifiuto al profondo interesse, dalla momentanea attenzione allo stimolo ad approfondire, dal subitaneo oblio all’assorbimento contenuti per il mio progresso culturale. Aprendo il sito di Bartolomeo Fiorilla oscillo tra questi estremi: se cerco un numero, lo leggo e, se non me lo appunto, lo dimentico, se cerco un argomento (ad esempio la storia di una stazione di Milano) lo trovo e lo assimilo, ricevendo le basi da cui procedere per approfondire il tema nel sito stesso o altrove.

Questo per dire che il sito è molto vario e quasi sempre ha una risposta a chi lo interroga.

Ritorno alle prime righe del mio scritto: Fiorilla non solo ha raccolto una vastissima serie di dati tecnici e storici, ma ne ha fatto un insieme coerente legando il tutto alla sua esperienza di ferroviere e, aggiungo, di ferroviere appassionato.

E’ proprio l’esperienza il patrimonio di storia e di cultura che vale la pena di proporre al lettore: la conoscenza dei dati e dei numeri non ha valore se non è stata vissuta e poi riproposta nel suo profondo contesto culturale.  

Aggiungo che i numeri si possono trovare ovunque, l’esperienza e la passione sono al contrario molto rare, uniche se vengono raccontate da chi le ha vissute e si propone di condividerle con chi le sa appezzare.

E’ questo il caso Fiorilla e del suo sito. 

Commento al sito di Stefano Maggi

Stefano Maggi è uno Storico, specializzato nello studio dei trasporti ferroviari.

La memoria della ferrovia nel sito di Bartolomeo Fiorilla

“Il casello era un luogo silenzioso soprattutto in alcune ore della giornata ed era come se avesse qualcosa di fiabesco; a tratti si udivano i vari suoni della natura, quando c’era molto silenzio si sentiva in lontananza anche il suono del mare. Ma quello che li sovrastava tutti e scandiva le ore della giornata era quello del treno” (sito www.unferrovieremacchinista.it, Ricordi).

In queste parole di Bartolomeo Fiorilla, riferite al casello dove è cresciuto in Sicilia vicino a Pozzallo, la stazione più meridionale d’Italia, è racchiuso il fascino di un luogo che oggi è praticamente scomparso: il casello ferroviario, nel quale abitava il casellante con la sua famiglia.

Il casello rappresenta soltanto uno dei “luoghi” suggestivi che si trovano sul sito, tanti altri sono ricordati con tutto l’incanto dei treni e della ferrovia, che è stata fondamentale nella storia d’Italia.

A differenza della Gran Bretagna e dei Paesi dell’Europa centro-settentrionale, in Italia la costruzione delle strade ferrate precedette la formazione dell’industria. I lavoratori delle ferrovie costituirono quindi l’avanguardia operaia, sia per il settore nel quale prestavano servizio, strettamente legato alla modernizzazione della società, sia per le loro precoci associazioni di categoria, che rappresentarono un modello da imitare per i rimanenti addetti ai trasporti, nonché per tutti gli altri operai e dipendenti pubblici.

Fin dall’epoca delle grandi costruzioni ferroviarie ottocentesche, il mondo dei ferrovieri ha sempre affascinato l’immaginario collettivo, pur rimanendo in parte oscuro agli occhi dell’opinione pubblica, che ne conosceva soltanto gli aspetti esteriori.

Se tutti conoscevano il “capo stazione”, il “macchinista” e il “casellante”, ben più ignote erano – ad esempio – le mansioni del “telegrafista” preposto alle comunicazioni, del “verificatore” addetto a controllare l’efficienza dei treni, del “deviatore” che girava gli scambi, o del “lampista” incaricato di accendere i lumi dei treni quando questi erano ancora a petrolio o a gas.

La categoria presentava un’organizzazione complessa, caratterizzata da un universo di qualifiche molto diversificate per professionalità, livello di istruzione, ammontare delle retribuzioni e qualità della vita. Basti pensare che ancora nel 1950 il servizio in ferrovia era svolto da ben 173 differenti qualifiche, che sono rimaste superiori a 100 fino al 2003.

A metà del Novecento, le linee e gli impianti erano molto popolati: negli scali merci, nelle stazioni, nei depositi locomotive, aperti giorno e notte, si trovava una gran quantità di lavoratori. Inoltre, su ciascuna ferrovia era presente un cantoniere ogni 4-5 chilometri, come testimoniano le numerose costruzioni, in parte diroccate, che tuttora costeggiano le linee ferroviarie.

La figura professionale più caratteristica era senza dubbio quella del macchinista, cioè il mestiere svolto dall’autore del sito Bartolomeo Fiorilla, la cui denominazione deriva dall’americano machinist, cioè addetto alla macchina, quindi non un semplice guidatore ma un vero e proprio “meccanico”, un “maestro” che oltre a condurre la locomotiva a vapore doveva essere in grado di provvedere alla manutenzione della stessa e alle piccole riparazioni. I macchinisti erano guardati con particolare ammirazione: dato che la locomotiva a vapore rappresentava la principale immagine del progresso, coloro che la guidavano godevano di certa autorevolezza, nonostante le durissime condizioni di vita cui erano sottoposti, con i lunghi orari di lavoro e l’esposizione alle intemperie e ai fumi della locomotiva, che li rendevano “musi neri”.

“Macchinista e fochista dovevano formare una coppia fraterna, la quale per anni e anni facesse vita comune sulla piattaforma della locomotiva, dividendo soddisfazioni e dolori.

Ogni locomotiva 691 era assegnata ad un macchinista e a un fochista, i quali la conducevano essi soltanto, per lunghi periodi, anche di anni: i due uomini e la locomotiva costituivano un terzetto indivisibile, come una famiglia; e questo, a vantaggio dello stesso servizio.

Il personale si affezionava alla propria macchina, vi dedicava ogni attenzione perché era la “sua” macchina, qualcosa di caro. Doveva regnare sempre la buona armonia: al sorgere di uno screzio, macchinista e fuochista si separavano” (sito www.unferrovieremacchinista.it, ricordi, tutto nacque da qui…).

Il tratto più originale della professione del ferroviere era la grande responsabilità (penale, civile e disciplinare), con i rischi di infortuni, cui la maggior parte del personale andava incontro nello svolgimento dei propri compiti. Responsabilità e rischi che contribuivano a cementare l’unione della famiglia ferroviaria e l’identità professionale comune. Per tali caratteristiche, è sempre stato forte tra i ferrovieri il movimento mutualistico, nato nell’Ottocento per soccorrere lavoratori e familiari in caso di bisogno e tuttora esistente, tanto che la maggiore società di mutuo soccorso oggi presente in Italia – intitolata a Cesare Pozzo e aperta a tutti i cittadini – deriva dalla vecchia mutua dei macchinisti e fuochisti, fondata nel 1877.

In molti settori della ferrovia il lavoro andava avanti a ciclo continuo: di giorno e di notte, la domenica, il Natale e la Pasqua. L’orario irregolare rendeva i ferrovieri favorevoli a sviluppare legami con i colleghi, piuttosto che con la società esterna, portando all’affermarsi di un forte spirito di corpo. Questo anche perché erano soggetti a frequenti spostamenti dal luogo di origine, con la perdita dei contatti di amicizia nel proprio paese o nel proprio quartiere cittadino. Il lungo impegno giornaliero e la responsabilità personale erano compensati da uno stipendio più alto della media, concesso tuttavia con modalità complesse, perché caratterizzate da un gran numero di incentivi legati alla produttività, denominati “competenze accessorie”. Si trattava di varie indennità il cui importo era maggiore e il cui contenuto era molto più diversificato rispetto alle analoghe voci salariali di altri lavoratori.

Il ferroviere oggi è molto cambiato, la tecnologia ha reso gli impianti ferroviari sempre più “impresenziati”, ma il treno e i binari sono attraversati da una sorta di “rinascimento” ferroviario con l’alta velocità che sta accorciando la geografia dell’Italia.

Commento al sito di Emanuele Minardo

Emanuele Minardo è un professore, scrittore ed amico.

Agli storici e agli appassionati del mondo ferroviario ibleo desidero presentare una fonte qualificata di informazioni e documenti che costituiscono una summa di quanto un figlio degli Iblei sia riuscito a fare della propria vita, della propria preparazione tecnica e delle proprie emozioni alla guida lungo le rotaie infinite della propria esperienza.
Mi riferisco al macchinista Bartolomeo Fiorilla ed al suo sito http://www.unferrovieremacchinista.it/ –
“Sono figlio di una casalinga e di un ferroviere, l’ultimo dei sei figli, nato a Ragusa nel 1951. Ho trascorso la mia infanzia e parte della mia giovinezza con i miei genitori e fratelli, nel casello ferroviario numero 350, sito in aperta campagna a ridosso della linea ferroviaria Modica-Siracusa, tra le stazioni Pozzallo–Sampieri”.
Così Fiorilla apre il suo ricchissimo sito web e chiarisce subito al lettore il suo percorso: “…dalla locomotiva a vapore al tgv”, un lavoro che con mirabile precisione regala emozioni di vita vissuta che sono proprie del mondo del personale di macchina presentato, per l’appunto, con afflato e preparazione d’animo meridionali.
Partito dagli Iblei è approdato a Milano Smistamento, e là è rimasto con tutto il suo bagaglio che non ha mai smesso di disfare del tutto. E là è stato attento testimone di un passaggio evolutivo di tecnica ferroviaria che va dagli anni ‘70 al primo decennio del secolo attuale: una trasformazione della locomozione FS che porta tutta sulle sue spalle vivendola in prima persona.
“Dalla locomotiva a vapore al TGV (treni ad alta velocità) non è solo il percorso fatto dalla tecnica e dal progresso, ma sottolinea la mia esperienza di lavoro che mi ha visto alla guida di circa 50 tipi diversi di mezzi di trazione, fra locomotive elettriche, elettromotrici ed elettrotreni”.
Il sito è “un’antologia illustrata” che interseca, sui binari, storia professionale e storia personale.
Dedicato al padre, guardiano dei passaggi a livello con la qualifica di ‘Assuntore-ruotante’: “Negli anni 50-60, quando era in servizio, i turni erano massacranti: mancava da casa in media oltre 12 ore. Quando tornava a casa era visibilmente stanco, ma sempre molto affettuoso e sereno”.
Parte da questa dedica Fiorilla e scorre sui binari del tempo con quelle trasformazioni delle quali lui è stato il traduttore e “gli occhi”. Riscattare ed amare di più il lavoro e la figura del padre e farlo giungere là dove lui non poteva arrivare, una continuazione di volontà, esperienza, rassegnazione del destino, giustificazione e riscatto di un forte amore paterno e filiale.
“I macchinisti sono gli occhi della ferrovia”, ci diceva papà Gaspare nei locali del Dopolavoro ferroviario di Modica parlando del mondo ferroviario a noi ragazzi in occasione della Befana in uno degli anni sessanta. E questo mondo palpita anche tra le pagine virtuali dell’opera di Fiorilla.
Immagini, luoghi, considerazioni, richiami ad altre strutture FS, un compendio di mezzi di locomozione (a vapore, locomotive elettriche, elettromotrici, elettrotreni, TGV), un’ampia collaborazione con la odierna Fondazione FS.
Il suo ultimo treno è stato il Cisalpino 470, treno 52 da Trieste centrale a Milano centrale.
“Durante il viaggio di ritorno la mia mente veniva affollata da tanti ricordi…No, non potrà mai avvenire che ti dimentichi chi sei stato. …La divisa è come se l’hanno cucita addosso e quando tenti di dismetterla non riesci più a farlo; rischi che brandelli di te ve ne rimangano attaccati. E allora te la tieni addosso per sempre!”
Sono parole e considerazioni finali intensamente ardenti nel cuore del personale di macchina tutto che, azionato il freno e chiuso il regolatore (simbolo e immagine delle locomotive a vapore), si prepara a scendere definitivamente e amaramente dalla propria macchina.
Fiorilla ama tornare, ogni anno, a Modica, a Pozzallo, e perdersi fra i sentieri della storia di Sicilia.
Emanuele Minardo

Commento al sito di Angelo Migliore

Angelo Migliore è un ex commissario di Polizia della Squadra Mobile di Catania.

Confesso di aver nutrito qualche perplessità nell’assecondare la richiesta di Bartolomeo Fiorilla a scrivere una prefazione al suo lavoro. I miei brevissimi trascorsi professionali in Ferrovia, per di più nel settore amministrativo, nonché la mia estrazione familiare da ferrovieri di ogni sorta non mi avrebbero consentito di esprimere un qualificato – dunque valido – giudizio sulla pubblicazione che mi chiedeva di attenzionare.

Mi sbagliavo, perché questo lavoro che ora mi accingo a prefazionare riesce a stimolare tante di quelle sensazioni e di profondi sentimenti che chiunque, pur ottenebrato da più o meno validi e giustificabili pregiudizi sul tema trattato, sarebbe comunque in grado di fornire volentieri un personale, tanto spontaneo quanto incontrovertibile giudizio.

L’Autore, di cui non potrà sfuggire la ineccepibile competenza professionale, insita nel tema trattato, ha saputo compendiare perfettamente le sue conoscenze. Intanto con quei dati tecnici necessari a una buona comprensione anche per gli sprovveduti in materia; poi con notazioni storiche di ampia valenza informativa; buon ultimo, con riferimenti di carattere personale-familiare, tali da ispirare note sentimentali di autentico romanticismo.

Vi traspare in primo piano, con percezione macroscopica, quell’elemento essenziale della nostra esistenza presente nel genere umano fin dalle sue origini: il rapporto uomo-lavoro, nella misura in cui Bartolomeo Fiorilla dimostra, con autentica naturalezza, quale possa essere stato il suo senso del dovere, in una professione di grande valenza sociale qual è quella di un ferroviere del settore operativo, che implica così elevate responsabilità nel farsi carico della incolumità di centinaia di persone, da non ammettere alcuna superficialità e approssimazione nello svolgimento delle proprie mansioni. Una dote che certamente non a tutti appartiene.

La complessa e meticolosa ricerca sul piano storico da lui effettuata consente inoltre di acquisire un vero e proprio patrimonio di conoscenze di portata enciclopedica, conoscenze ai più non note, che non può non suscitare totale appagamento nella tonificazione culturale. Che dire dell’inserto sul tristemente noto “Binario 21” della stazione di Milano Centrale? Il sito forse più importante del territorio nazionale destinato alla partenza senza ritorno dei deportati nel campo di sterminio di Aushwitz-Birkenau. Non poteva sfuggire alla sensibilità dell’Autore tale notazione.

Infine i riferimenti sul piano personale-familiare. Potremmo dire, con una banale metafora, che Bartolomeo è proprio nato “tra i binari”. Ha respirato il fumo della locomotiva a vapore, si è abituato a prender sonno o a svegliarsi col fischio del treno, ha imparato a distinguere il treno dal suo sferragliare sui binari. Una nota profondamente romantica, condita da antiche foto ingiallite dal tempo – ma per questo più pregnanti – che non poteva mancare nella sua esposizione, se è vero come vero è che il nostro Autore è persona di elevato lignaggio morale.

Grazie Bart! – mi sia consentito l’affettuoso nomignolo – per averci consegnato il tuo encomiabile ed eccezionale lavoro.

Angelo Migliore

Commento al sito di Rosalia Perlungo

Rosalia Perlungo è una Prof.ssa, ex insegnante in provincia di Messina

“IL MACCHINISTA DEL TRENO,

SFRECCIANDO NEI GIARDINI

ACCANTO AL MARE,

AVREBBE VOLUTO FERMARSI UN PO’

PER RACCOGLIERE IL PROFUMO DELLA ZAGARA

E ASCOLTARE IL CANTO

DELL’UCCELLO PRIGIONIERO

SULLA PALMA…”

Chissà perché questi versi, scritti molti anni or sono, mi sono venuti in mente aprendo il sito di Bartolomeo Fiorilla, il cui “viaggio” personale si intreccia con i percorsi e le trasformazioni di un mezzo di locomozione sicuramente tra i più spettacolari e affascinanti, che ha disegnato il profilo di un’epoca e nello stesso tempo la crescita umana e culturale del protagonista.

Chi si trova, ad aprire questo sito, frutto non soltanto della maestria di Bartolomeo Fiorilla, ma soprattutto della sua passione e del suo “trasporto totale”, lo colloca agevolmente tra quei lavoratori, forse pochi ormai, che hanno dato al tempo lavorativo, non soltanto le loro energie, ma anche il loro cuore, con le sue emozioni, i suoi palpiti, i suoi chiaroscuri.

E sicuramente ne sono stati ampiamente ricambiati, tanto da spingerli, come nel caso di Bartolomeo, anche dopo aver chiuso il rapporto di regolare contratto, a continuare una “corrispondenza d’amorosi sensi” che va oltre il passatempo, la scrupolosa ricerca o il piacere della condivisione.

Forse perché il protagonista di questa bella esperienza di vita aveva respirato e portato con sé il profumo delle zagare e gli cantava dentro una canzone antica.

Auguro buona visione a quanti si inoltreranno nell’avventura umana e professionale di Bartolomeo Fiorilla ed al protagonista… ancora buon viaggio!

Rosalia Perlungo

Commento al sito di Jolanda Vilardo

Jolanda Vilardo è una Prof.ssa insegnante in provincia di Bergamo

Buonasera signor “ferroviere macchinista” (mi è piaciuta molto questa dicitura…si sente tutta la fierezza di questa appartenenza)!

Quale miglior occasione se non quella di fare un viaggio in treno per leggere di un ”ferroviere macchinista”?! Sono brava a giustificarmi eh, di non essermi ritagliata un po’ di tempo (da questa estate!!!!) da dedicare a questa lettura che mi piace pensarla come un racconto….Perché a me, sentir raccontare le storie vissute del passato piace tanto….spesso nelle serate estive quando ci ritroviamo con dei cugini palermitani, mi appassiona sentir raccontare a mio padre o a mio cugino delle loro storie di vita vissuta!

Che dire del suo sito?! È imbarazzante per me esprimere un giudizio su quello che è, non il suo sito, ma la sua vita! Posso solo dirle che leggendo mi sono commossa..di quella commozione che deriva dal percepire la sua passione e la sua fierezza per questo lavoro…invidiabile (in senso positivo) e desiderabile per me, per il mio di lavoro, per la mia vita!

Grazie per aver raccontato di sé….certo magari adesso quando ci vedremo le farò altre domande perché sono una tipa curiosa io (che nel dialetto nostro essere “curiùsi” ha anche altro significato…ma il mio é quello nel senso italiano!) E come le dicevo mi piace ascoltarle anche le storie… Ma intanto grazie di aver scritto, d’avermi permesso di leggere questo racconto…oltre che impeccabile ferroviere macchinista senza dubbio anche impeccabile scrittore!

Oltre alle parole anche tante foto mi hanno colpita…la foto del suo papà, lei fiero dopo il superamento dell’esame, il treno che si “arrampica” , la tipologia di viaggi dopo la seconda guerra mondiale….le stragi…il suo orologio da ferroviere!!! E poi un’immagine che la mia fantasia ha visualizzata…lei da piccolo, sdraiato per terra, che riconosce in base al suono la tipologia di treno in arrivo… scena da film!

E come non comprendere adesso ancor di più la puntualità di cui tante volte la elogia mia sorella….da ferroviere con la divisa cucita addosso quale lei fieramente é,  non poteva essere altrimenti!!!!

Un suggerimento? Non serve, é tutto fatto così bene… forse potrebbe aggiungere una nuova sezione…non vissuta probabilmente (non so, le chiederò di persona) ma con la sua esperienza sicuramente avrà tanto da dire sui servizi moderni! Chissà come sarà cambiato con la moderna tecnologia il lavoro del macchinista!

Di solito sono di poche parole…ma un’ultima cosa …mi piace inoltre questo suo essere, anche lei, insegnante (ecco che oltre al lavoro del papà, passa anche un po’ del lavoro della moglie!…mi piace ancora che lei usi questo termine più familiare  e affettivo “papà” che non il termine padre). Quando dice di aver passato e di voler passare la sua passione alle nuove leve…penso che noi giovani abbiamo bisogno di vedere adulti che sono fieri e orgogliosi, che non sono stanchi e stufi del proprio lavoro…perché possiamo pensare che anche noi nel nostro possiamo esserlo!

La invidio un po’ per i tramonti e soprattutto per le tante albe (a me piacciono di più queste) che ha visto! Una volta delle mie amiche che andavano da capo d’Orlando a sant’Agata hanno conosciuto un macchinista che ha fatto vedere loro la postazione di comando (non so se è la dicitura corretta)…io non c’ero…chissà se magari qualche volta.,nei suoi ritorni in Sicilia,  tramite lei, non possa anch’io essere in testa al treno e godermi anch’io per prima qualche bell’alba!

Un caro saluto,

Jolanda

Commento al sito di Vittorio Tosatto

Vittorio Tosatto è un collega di servizio.

Ciao Bartolomeo,

Si, ho visto il tuo sito, e mi è piaciuto moltissimo. ..La mia memoria ha fatto un balzo all’indietro: quante notti fatte…quante riserve chieste…quanti ronzoni adoperati…quante ruote squadrate per un’errata frenata che si cercava di nascondere il più possibile…quante località ferroviarie riviste, località in cui arrivavi alle 2.47 di notte con la corsetta e di cui avevamo perso il ricordo , e che ormai nella realtà, probabilmente non esistono più… E’ tutta una fase della mia (nostra?) vita che mi è passata davanti agli occhi diventando una vera e propria attualità.

Complimenti Bartolomeo: oltre all’ottimo lavoro di impostazione informatica e logistica del sito, è il caso di fare un grande apprezzamento per il notevole lavoro di ricerca per reperire materiale di così vetusta anzianità. Con il ritmo delle vicende che ha preso la vita di oggi, probabilmente tali materiali non sono facilmente disponibili, e non fanno pulsare i cuori dei giovani: ma essi rappresentano la nostra vita di allora, i nostri disagi di allora, i nostri sacrifici di allora.

E già è valido anche per l’Azienda (la chiamo così ancora come i vecchi tempi!!!). Il contenuto del tuo sito fa parte integrante della storia di FS. È una parte portante di FS… e se queste non lo riconoscono, rinunciano ad una parte (per me la più importante, la più dinamica, la più viva) della sua propria storia … Vedo se trovo anch’io, quando vado in cantina, qualcosa dei vecchi tempi che potrebbe andar bene per il tuo sito.

Ti faccio ancora i complimenti.

Un caro saluto.

Vittorio Tosatto